Pagare con lo smartphone, la situazione in Italia.

L’Italia, si sa, è una nazione storicamente recidiva alla digitalizzazione, ma ultimamente si avverte una vivace fase di cambiamento nell’ambito dei pagamenti digitali via cellulare. 

A fianco dei pagamenti contactless tramite carta di credito, negli ultimi anni sono fioriti diversi metodi di pagamento con smartphone, tramite tecnologia NFC (Near Field Communication) o piattaforme esterne dedicate.  Tuttavia il contante rimane uno dei mezzi di pagamento preferiti al momento, poiché difficilmente i pagamenti digitali sono utilizzabili in modo universale e trasversale da negozianti e consumatori e ancora molti esercizi commerciali faticano a dotarsi di pos di ultima generazione.

MPP o pagamento su piattaforma esterna? Facciamo chiarezza

“Pagare con il cellulare” è un’espressione ombrello, e racchiude in sé molte accezioni. Si distinguono principalmente due macro possibilità:

  1. utilizzare il telefono come una carta di credito che scali l’importo dal conto corrente
  2. servirsi di un conto ricaricabile su una piattaforma esterna che funga da tramite per la transazione tra esercente e consumatore.

Nel primo caso si parla di MPP, ovvero di pagamento mobile di prossimità. Fanno parte di questa soluzione i servizi di Apple Pay, GooglePay, Unicredit, Vodafone, Tim, Cartasì, Postemobile e Intesa San Paolo.  In pratica il cellulare deve essere utilizzato come una carta di credito o bancomat tradizionale: l’importo della transazione viene scalato da una carta di credito, conto corrente o credito telefonico associato all’applicazione dell’utente. In questo caso si parla di pagamento di prossimità perché è essenziale che la transazione avvenga a un massimo di 5-10 cm di distanza tra smartphone e pos abilitato. La tecnologia utilizzata in questo metodo di pagamento è la NFC, Near Field Communication, una versione moderna a corto raggio del più conosciuto bluetooth.

Nel secondo caso invece rientrano app come Satispay, Tinaba e Jiffy. Per quanto riguarda questa tipologia di pagamento  è necessario che il negoziante e il consumatore finale siano iscritti alla stessa piattaforma di pagamento. Entrambe le parti devono avere il proprio conto utente sulle applicazioni e, nello specifico, il soggetto pagante deve avere un profilo utente ricaricabile sulla piattaforma dalla quale sarà poi scalato l’importo della transazione.

Punta di diamante in questa categoria è la piattaforma italiana Satispay che conta all’attivo più di 300 mila utenti, con una media di 800 nuove iscrizioni giornaliere. Il grande vantaggio di questa applicazione è che si può aderire a delle speciali iniziative chiamate cashback. Nelle giornate designate, pagare attraverso la piattaforma comporta un ritorno di disponibilità pari al 10% o 20% di quanto si è speso.  Comodo, e pure conveniente.

Qualche riflessione.

La digitalizzazione delle transazioni è sicuramente una delle maggiori sfide che si pongono davanti alle attività commerciali, ma è di certo una di quelle più facilmente conquistabili. 

Gli ultimi dati disponibili in Italia risalgono a fine 2017, e per quanto riguarda gli MPP, si registra una crescita veloce del volume delle transazioni rispetto all’anno precedente: da 10 milioni del 2016 siamo arrivati a 70 milioni nel 2017. Si tratta di un valore ancora proprio dei primi passi, ma secondo le ultime stime il volume delle transazioni potrebbe aggirarsi tra i 3 e i 6 miliardi di euro nel 2020, solo nel Belpaese.

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